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Pubblicato il 05-12-2011

I MODENESI VINCENTI

Sergio Campana e Andrea Bertolini sono la punta di diamante del nostro sport automobilistico.

Quello concreto, della pista, dove ci si confronta con gli avversari, non con le chiacchiere da bar e di quella pletora di “autoreferenti” che è tipico del livello locale dell’automobilismo modenese. Sergio Campana ha vinto con 2 anni di ritardo il campionato italiano di F3. Sarebbe stato suo anche nel 2009 se non vi fossero state una serie di coincidenze che gli hanno tarpato le ali sul punteggio finale.

Quest’anno, dimostrando molta maturità, anche gli anni hanno fatto la loro parte, e sconfiggendo i poteri oscuri della categoria che avrebbe gradito un vincitore meno “datato” anagraficamente, ha fatto suo il titolo con grande soddisfazione a livello famigliare. Il padre Lauro lo aveva infatti preceduto in pista, nella stessa categoria trentenni orsono, ai tempi di Riccardo Patrese, Elio DE Angelis, Michele Albereto, ma non aveva potuto sfondare in quanto il team con cui si era accordato per correre non era tra quelli graditi dal “potere” e quindi non aveva potuto avere il motore “top”, necessario per andare almeno sul podio.

Vedere il figlio salire sulla F60 per il test che gli spettava come premio per il titolo tricolore di F3, ha portato Lauro al settimo cielo ben sapendo che alla sua età, 25 anni, le ambizioni agonistiche sono più indirizzate ad un futuro professionistico sulle ruote coperte, lasciando ad altri il miraggio della F1 che comunque richiede una “valigia” con almeno 610 milioni di euro di “presentazione” senza di quelli i tempi dei test con la Ferrari, una telemetria interessante, molto interessante, non sono sufficienti.

Positivi anche gli altri due “bonus” che ha già staccato. Quello della World Series, dove la Renault lo ha chiamato in Spagna per un test sulla monoposto che corre in questa specialità ed uno più concreto in Italia nella serie Auto GP dove ha già messo nero su bianco con quelle che sono le sue prestazioni per una serie invernale di test di sviluppo monoposto in attesa che la squadra riesca a far quadrare il bilancio economico per fargli fare una stagione completa al massimo livello. Da quando era diventato ufficiale il suo test con la Ferrari Driver Accademy Riccardo Patrese, amico di famiglia, ha fatto da mentore a Sergio facendogli presenti tutte le problematiche di una test come quello con la F60.

Se gomme aerodinamica e potenza del motore si possono “digerire” alla svelta, quello che impressiona maggiormente è la tipologia di frenata cui ci si deve adeguare sia per lo sforzo fisico e mentale. Prodigo di consigli, compresi quelli relativi ai “tranelli” che fanno parte integrante di un test valutativo per i neo piloti. Riccardo Patrese era presente anche al test di Vallelunga. Ha preso appunti, tempi e quant’altro con cui relazionarsi a seguire con Lauro e Sergio dicendo loro che non è l’età cui si inizia a correre in F.1 che fa la vera dierenza, ma il logorio che la stessa comporta.

“Un pilota di F1 può dare il massimo per una decina d’anni, poi inizia comunque la sua fase calante per lo stress fisico, ma sopratutto quello mentale.” Allo stesso test era presente Andrea Bertolini che a Vallelunga ha vinto in titolo piloti nel campionato Superstars International. Un titolo di cui non si può ancora fregiare perché vi sono dei reclami contro la regolarità della sua Maserati Evo 2011 da parte degli avversari, che corrono con la Mercedes che proprio nel finale del campionato non sono stati all’altezza agonistica.

A cura di Alessandro Stefanini